di: PAOLO SPIGA
Clamoroso al tribunale di Napoli per il processo che vede fronteggiarsi l’Agenzia Mondiale Antidoping, meglio conosciuta come WADA, e la Voce delle Voci, con il suo direttore responsabile Andrea Cinquegrani, colpevoli – secondo i legali della WADA – di aver leso l’onorabilità, l’immagine e la reputazione della celebre Agenzia con una serie di articoli (18 in tutto) scritti nel corso del 2017 a proposito del caso di Alex Schwazer, il campione altoatesino di marcia.
Nel corso dell’udienza, che si è svolta davanti alla prima sezione penale del tribunale partenopeo, l’avv. Stefano Borella del foro di Milano, legale della WADA, dopo aver depositato la costituzione di parte civile per conto dell’associazione, ha formalizzato una remissione di querela.
Interrogato dal giudice, Cinquegrani – assistito dal suo legale, avv. Francesco Cafiero de Raho – non ha accettato la remissione di querela, intendendo, in questo modo, proseguire nel processo.
Cosa significa tutto questo, in concreto?
Che dopo tre anni di carte bollate, dopo una maxi querela presentata dalla WADA contro la Voce e il suo direttore per tutti gli articoli ritenuti gravemente lesivi e diffamatori, ora la stessa super-offesa WADA in sostanza dice: abbiamo scherzato, non se ne fa niente, non siamo più interessati a celebrare questo processo, il Cinquegrani può andare per la sua strada.
La Voce, invece, intende andare avanti: perché siamo sicuri di quanto abbiamo scritto in quelle inchieste e in quegli articoli (lo ripetiamo, quasi una ventina nel giro di un anno).
Ma torniamo all’udienza del 6 ottobre davanti alla prima sezione penale del tribunale di Napoli.
PARTE CIVILE DI CHE?
Un’udienza piuttosto breve ma densa di colpi di scena.
In prima battuta, il legale della WADA ha presentato un atto di costituzione di parte civile: il che faceva presagire intenzioni più che bellicose. Così viene sottolineato infatti nell’atto: “La costituzione di parte civile è finalizzata ad ottenere – previa affermazione della responsabilità penale dell’imputato – la condanna dello stesso alla pena di giustizia ed il completo risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, attuali e futuri, patiti e patiendi derivanti direttamente o indirettamente dalla commissione del reato in questione”.
“Non v’è infatti dubbio – prosegue l’atto – che laddove il sig. Cinquegrani venisse riconosciuto colpevole del reato di diffamazione aggravata a lui ascritto, questi abbia, con le sue condotte, cagionato alla costituenda parte civile un danno diretto ed immediatamente percepibile”.
“Tale campagna – viene precisato – è stata realizzata mediante la pubblicazione di numerosissimi articoli sul quotidiano online la Voce delle Voci; per via di tali condotte, la costituenda parte civile ha visto il proprio nome associato ad accuse infamanti e false, gravemente lesive della sua immagine, che ne screditato la credibilità e la reputazione”.
“In sintesi, la WADA è stata descritta dal signor Cinquegrani come un soggetto che, pur essendo a conoscenza di un sistema volto a favorire l’uso del doping nello sport, lo benedirebbe, venendo intenzionalmente meno ai propri compiti morali e statutari e favorendo gli atleti russi, statunitensi e britannici nel ricorso a pratiche illecite”.
Non è finita. “Le falsità che sono state attribuite alla WADA sono vieppiù gravi in considerazione del ruolo istituzionale che l’ente ricopre nella lotta all’antidoping. Motivo per cui screditarne l’immagine, sino ad affermare che lo stesso ente favorirebbe il ricorso a sostanze illegali in grado di migliorare le prestazioni sportive degli atleti, significa mirare a distruggere interamente la reputazione della costituenda parte civile nell’opinione comune, condotta che pacificamente lede il bene giuridico della reputazione”.
OFFESI, MA NON TROPPO
Sorge spontanea la domanda.
Come mai, se i vertici di WADA si sentono tanto offesi, vilipesi, oltraggiati e diffamati decidono di ritirare la querela?
Se il loro onore è stato tanto e così pesantemente infangato, la reputazione tanto e così pesantemente calpestata, come mai non intendono dimostrare in aula la loro ragione e invece preferiscono battere in ritirata?
Le due circostanze fanno letteralmente a pugni.
E invece trovano una chiara spiegazione nell’ordinanza pronunciata dal gip di Bolzano.
Perché quanto venne scritto quasi cinque anni fa dalla Voce trova puntuale conferma, passaggio per passaggio, circostanza per circostanza, fatto per fatto, nella novantina di pagine firmate da Pelino che non lasciano scampo ad alcun dubbio. Tanto da indurre il gip a chiedere di far piena luce sulle precise responsabilità di WADA e IAAF – i grandi accusatori di Schwazer – in tutta la combine.
Un altro elemento da non poco. Ai primi di luglio, proprio in occasione dell’inizio delle Olimpiadi di Tokyo alle quali Schwazer non ha potuto partecipare proprio per la bagarre scatenata da WADA e IAAF, avallata dai tribunali sportivi (attenzione, non ordinari, ma sportivi!), è uscito un libro edito da Mondadori e firmato da Alessandro Donati, il preparatore atletico di Alex, una vita dedicata a combattere l’uso del doping nello sport. Un vero e proprio j’accuse, “I Signori del Doping”, che accende i riflettori sui protagonisti delle combine.
Di seguito vi riproponiamo anche un pezzo della Voce proprio sul libro scritto da Donati. Nonché due lunghi servizi dedicati ad una ‘lettura ragionata’, pagina per pagina, dell’ordinanza firmata dal gip di Bolzano, un tassello fondamentale sia per la giustizia che per lo sport.
7 Ottobre 2021
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