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L’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nucleare con l’Iran è l’ultima di una serie di decisioni irrazionali in materia di politica estera.
L’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nucleare con l’Iran, che includeva un altro gruppo di potenze internazionali, è l’ultima di una serie di decisioni irrazionali in materia di politica estera da parte dell’attuale amministrazione repubblicana.
I passi indietro nelle relazioni con Cuba, l’uscita dall’Accordo di Parigi, il cambio della sua ambasciata in Israele a Gerusalemme e l’inizio di una guerra commerciale con la Cina si contano tra le azioni di Washington che sconcertano esperti e analisti in tutto il mondo.
Il presidente Donald Trump martedì 8 ha aggiunto la decisione di porre fine alla partecipazione statunitense al Piano d’Azione Congiunta e Completa (JCJOA, la sigla in inglese), accordato nel 2015 con l’obiettivo di limitare le capacita nucleari dell’Iran in cambio dell’eliminazione delle sanzioni internazionali contro questo paese.
Il meccanismo contava con l’appoggio di Germania, Cina, Francia, Regno Unito e Russia, che negli ultimi mesi hanno difeso la sua efficacia ed hanno chiamato gli Stati Uniti a non precipitarsi.
Senza dubbio Trump non ha nemmeno fatto la fatica di proporre un piano alternativo o di delineare la strategia di Washington per sostituirlo.
La giocata della Casa Bianca lascia sconcertati soprattutto i suoi alleati europei, Angela Merkel, Theresa May e Emmanuel Macron, che hanno emesso un comunicato congiunto nel quale lamentano la decisione nordamericana e chiamano Teheran a mantenere i termini accordati.
Imprese europee come Airbus, Renault, Peugeot, Siemens e Total hanno impegnato investimenti in Iran e ora su di loro pesano le minacce del ritorno delle sanzioni.
Il presidente iraniano, Hasan Rohani, ha assicurato che il suo paese continuerà a sentirsi “impegnato” con l’accordo nucleare se si manterranno gli accordi di cooperazione con gli altri membri del trattato dopo l’uscita degli statunitensi.
La Cancelleria francese ha annunciato mercoledì 9 che Rohani e Macron avevano conversato telefonicamente e ratificato la loro volontà di attenersi alla sua implementazione.
Teherán ha detto chiaramente che ordinerà alle autorità atomiche che si preparano per cominciare l’arricchimento dell’uranio a livelli industriali se falliscono i negoziati con gli europei.
Chi ha festeggiato la decisione nordamericana è stato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.
La logica di Tel Aviv è che un conflitto a scala nazionale iraniana è inevitabile e non si può dare il lusso di concedere più tempo all’Iran per continuare il suo sviluppo economico e militare.
Lo stesso presidente Trump ha assicurato che non è interessata a un’altra guerra in Medio Oriente, ma le sue azioni sembrano destinate a creare le condizioni per una guerra a grande scala. Gli Stati Uniti o il nuovo comando repubblicano fomentano le dispute tra i paesi del Golfo, alimentano la loro partecipazione al conflitto in Siria e creano nuovi focus di confronto tra Israele e palestinesi.
Washington dovrebbe ricordare quello che succede quando si scherza con il fuoco. (GM – Granma Int.)