L’espressione musicale ha sempre accompagnato i movimenti, gli spostamenti, le peregrinazioni, a partire, anche, dalla tratta degli schiavi. Dal banjo degli hobos sino ai lavoratori saltuari adibiti alla costruzione delle ferrovie, dagli inoccupati ai taglialegna delle grandi traversate coast to coast, ai virtuosismi dei suonatori di kora che il lento fluire del fiume Niger ha accompagnato di villaggio in villaggio. Il “moto” forzato e doloroso dei popoli africani ha prodotto in ogni luogo e tempo scintille di resistenza, di alterità culturale e sociale.
La Seconda guerra mondiale ha dato vita al bebop con gli assolo dei sax simili al saettare dei proiettili. La mancata integrazione delle comunità nere da Detroit a New York ha reso gutturali le scale musicali del free jazz come a intonare la disperazione per la perdita di Martin Luther King e Malcolm X. Negli anni Trenta l’Harlem Renaissance fu la risposta del “popolo del blues” alla Grande Depressione e quindi poesia, arte muraria, teatro di avanguardia, un caleidoscopio, concentrato e vulcanico, come mai più si sarebbe visto negli Stati Uniti.
“When the revolution comes” racconta tutto questo e annoda i fili che legano la grande ondata della lotta per i diritti civili, le contestazioni contro la guerra in Vietnam, le tensioni sociali della “guerra interna” contro gli afroamericani, la nascita del Black Panther Party e di una profonda sottocultura nera, identitaria, non solamente difensiva, fino al movimento Black Lives Matter che sta legittimamente alzando la voce nell’America di oggi, ancora incapace di fare i conti con il razzismo atavico che scuote le fondamenta della sua democrazia.
Prefazione di Sandro Portelli.