di Luigi Grimaldi *
Attacco multiplo con diverse autbomba nel centro di Sanaa ieri sera. Le fonti sul posto parlano di almeno 50 morti e di molti feriti. L’attacco contemporaneo è stato rivolto contro due moschee (ieri sera era la vigilia del Ramadan) e contro le abitazioni di due dei massimi dirigenti degli Houti che si stanno scontrando con la coalizione filosaudita appoggiata da Usa. Uk e Israele.
La popolazione yemenita è allo stremo. Un embargo, garantito da forze navali Usa, impedisce l’arrivo di qualunque aiuto umanitario.Mancano acqua, medicine, cibo, energia elettrica e carburante per milioni di persone. I bombardamenti sauditi continuano senza sosta. Martedì è stata colpita una colonna di profughi: almeno trenta morti, ancora una volta tutti civili. Nel frattempo, nella zona di Aden (il più importante porto del Paese) continuano aspri combattimenti e la popolazione allo stremo è prigioniera in una città distrutta e circondata dal fronte dei combattimenti. Secondo fonti locali solo ieri ci sarebbero state 20 morti dovute a focolai epidemici di febbre emorragica Dengue. La vicenda yemenita, oltre ad essere una tragedia umanitaria che rischia di diventare una catastrofe, è una bomba a orologeria che la comunità internazionale non fa nulla per disinnescare. L’Onu appare impotente e frastornato dalla violenza di una situazione determinata da interessi legati al controllo delle vie del petrolio.
Lo Yemen, putroppo per lui, è un paese strategico per gli equilibri petroliferi: da un lato costeggia i ricchi campi petroliferi sauditi della Aramco (la compagnia arabo-americana), e dall’altro è il canale di uscita del mar rosso, sbocco del Canale di Suez, un piccolo mare da cui transita tutto il petrolio che dall’Asia viaggia verso l’Occidente e l’Europa.
Uno scontro che al momento vede impegnati, direttamente e indirettamente, tutte le grandi potenze mondiali: gli emirati Arabi, il Pakistan, il Marocco, gli Usa, la Gran Bretagna e Israele, con l’appoggio interno (così almeno appare oggi) dell’Isis. Sull’altro fronte l’esercito di resistenza popolare Houti, con il sostegno (ma a distanza) di Iran e Russia. Un sanguinario pasticcio con in ostaggio 16.000.000 di persone.
* Autore televisivo
(dida: il teatro dei due degli attentati di mercoledì sera a Sanaa)